Cultor College

Cos'è la fotografia documentaristica - 2
discussione sulla letteratura

di Rod Purcell - Università di Glasgow


Questa è la seconda parte del saggio di Rod Purcell sulla fotografia documentaristica.
La prima parte discute un personale progetto fotografico documentaristico realizzato dall'autore in Tibet, esplorando più in generale la questione: cosa è la Fotografia Documentaristica?



Howard Becker (1928) è nato e cresciuto a Chicago. Ha continuato la sua formazione in sociologia presso l'Università di Chicago come allievo di Blumer e Hughes.
La maggior parte della sua carriera accademica è stata presso la Northwestern University, appena fuori Chicago.



Susan Sontag (1933 - 2004) è stata una autrice americana, femminista, intellettuale ed attivista politica. Le sue opere pubblicate includono "Sulla fotografia" e "Contro l'interpretazione".












Una panoramica sociologica

Howard Becker esplora diversi approcci alla fotografia da un punto di vista sociologico. Commenta: "La sociologia visiva, la fotografia documentaria e il fotogiornalismo, qualsiasi cosa debbano o vogliano dire, nel loro uso quotidiano come lavoro fotografico, sono pure e semplici costruzioni sociali" (1995).

Queste costruzioni si basano su convenienza organizzativa e sui precedenti storici e offrono i loro miti associati. Così il medesimo lavoro fotografico può essere etichettato in modo diverso a seconda della finalità e delle applicazioni, non a causa della sua natura intrinseca.

Alludendo alla confusione creata dall'uso di etichette, commenta che opere documentarie "combinano uno stile giornalistico ed etnografico con un autocosciente e deliberato scopo artistico" (1974: 5).

La fotografia documentaria per Becker può essere un'attività piuttosto banale, pensando alla pratica riformista motivata di Riis e Hine (Hine cataloga le sue fotografie in 100 argomenti funzionali con 800 argomenti secondari), registrando l'ordine sociale (Sander) o come un artista registra il presente (Atget).

Becker pensa che molto del lavoro documentario è superficiale: "La fotografia documentaria sociale non è analiticamente difficile da comprendere, il motivo potrebbe essere che i fotografi utilizzano teorie che sono oltremodo semplici. Essi non acquisiscono una profonda, differenziata e sofisticata conoscenza delle persone e delle attività che indagano. Al contrario, quando il loro lavoro dà una comprensione soddisfacentemente complessa di un soggetto, è perché hanno acquisito una teoria sufficientemente elaborata al fine di sensibilizzarli a manifestare visivamente questa complessità" (1974: 11).

Per dirla in altro modo, i fotografi documentaristi possono agire su un problema sociale o su una motivazione politica, ma la produzione della fotografia è più probabile sia influenzata dalla sensibilità artistica piuttosto che dalle teorie delle scienze sociali.

Anche Hine pensava che "in ultima istanza, la buona  fotografia è una questione artistica" (citato in Dyer 2005: 13). Forse questa è la distinzione fra il fotografo e il sociologo. Gli scritti dei fotografi dell’agenzia Magnum, discussi di seguito, tendono a confermare la tesi di Becker.
D'altra parte Becker vede il fotogiornalismo basato su caratteristiche mitiche di: «Imparzialità, fatti, completezza, richiamo dell’attenzione, racconto di storie e coraggio".
Weegee e Capa operano qui come stereotipi che si riflettono nei media, ad esempio l’attore Nick Nolte nel film Under Fire (fotografo eroico in Nicaragua).

Oppure come ha scritto Sontag: "Vogliamo che il fotografo sia  una spia nella casa dell’amore e della morte" (2003: 50).
Facendo del fotografo un eroe d’azione è facile evitare discussioni sul potere economico che controlla e commissiona il servizio e la distribuzione di tali lavori e la quotidiana banale rappresentazione di quella certa situazione come normalità.

Anche se, come Farrar (2005) rende chiaro, le fotografie non sono politicamente neutre o senza valore. Utilizzando Lefebvre egli argomenta che da un lato le fotografie raffigurano 'rappresentazioni dello spazio', ma allo stesso tempo contengono anche 'spazi di rappresentanzione' che portano a letture diverse e complesse. Tali letture secondo Chaplin (2005) sono micro interpretazioni semiotiche all'interno di un macro discorso foucaultiano.

È raro per lavori documentari o fotogiornalistici (anche se non di arte fotografica) esplorare apertamente questi temi, invece di assumere il significato delle fotografie come auto-evidente ed universale.

C'è anche una tendenza ad etichettare le fotografie delle sub culture 'esotiche' o minoritarie come etnografia ed antropologia visuale. Parte di questa moda, come il termine documentario, può essere considerata datata.

Il termine etnografia o sociologia visiva può anche essere collegato ad un lavoro per suggerire obiettività ed analisi  rigorosa. Ma non è mai così semplice. Scrivendo sulla moderna pratica foto-etnografica, rilevante per tutti i fotografi, Pink riconosce che la fotografia come modo di produzione culturale opera come rappresentazione soggettiva della conoscenza. Scrive che "Gli stessi  etnografi sono membri di una società in cui fotografia e video sono praticati e compresi in modo particolare ... influenzati da un serie di fattori, tra cui le credenze teoriche, agende disciplinari, esperienze personali, identità di genere e diverse culture visive" (2004: 29).



Peter Howe ha lavorato in ogni settore dell'industria fotografica.
Dopo aver fotografato nelle zone di battaglia del Nord Irlanda e in El Salvador, è stato nominato responsabile della fotografia alla rivista LIFE. E' stato editor di immagini al New York Times Magazine e Vice-Presidente della Corbis, l'agenzia di foto digitali di Bill Gates.
Ha scritto due libri sulla fotografia Shooting Under Fire (2002) e Paparazzi: And Our Obsession with Photography (2005).
Continua a scrivere per la famosa rivista di fotografia the Digital Journalist.

Fotografi narratori: la tradizione Documentaristica

Esaminando gli scritti dei fotografi documentaristici si trovano diverse ambiguità. La fotografia documentaria registra oggettivamente eventi o è una interpretazione soggettiva, è un atto altruistico di testimonianza o un dispositivo che funziona per dare al fotografo un significato alla sua propria vita, è un approccio unico alla fotografia, o semplicemente giornalismo o arte?

Peter Howe vede la fotografia documentaria e di fotogiornalismo come attività sovrapposte. La differenza secondo Howe è che i fotoreporter registrano che cosa sta accadendo, mentre i documentaristi inseriscono la propria interpretazione di questi eventi in base alle loro personali convinzioni e sensibilità. In particolare "L'atto della testimonianza è molto importante. Senza il giornalismo, non c'è democrazia. Senza giornalismo, non c'è libertà” (Light: 177).

Jacobson concorda sul fatto che il fotogiornalismo sta registrando con una macchina fotografica. Al contrario pensa che la fotografia documentaria è culturalmente guidata, per capire le persone e sia una registrazione di un particolare momento per i posteri (Light: 182).

Cornell Capa (1918 - 2008) è stato un fotografo ungherese americano, membro di Magnum Photos. Fratello minore del foto-giornalista e fotografo di guerra Robert Capa. Laureato a Budapest, inizialmente destinato a studiare medicina, raggiunge il fratello a Parigi per dedicarsi alla fotografia. Cornell ha fondato l'International Center of Photography di New York nel 1974 con l'aiuto di Micha Bar-Am, dopo aver lavorato per la rivista Life e Magnum Photos.

Il tradizionale esempio di fotografia documentaria è stato posto da Cornell Capa nel 1968 per l'introduzione al suo libro The Concerned Photographer.
Egli scrisse: “Il ruolo del fotografo è quello di assistere ed essere coinvolto con il suo soggetto. Ci sono molti fotografi impegnati in tutto il mondo il cui lavoro sarà fornire la storia visiva del nostro secolo. Il fotografo in questione trova assolutamente inaccettabile  cercare di alterare la realtà. Il nostro obiettivo è semplicemente quello di lasciare che il mondo sappia perché è inaccettabile” (citato in Light: 192-3).


Kerry Tremain è direttore creativo, scrittore, editor e art director. Ricopre il ruolo di consigliere dei media del centro per il design e l'innovazione in fase di progettazione ambientale all'Università di Berkeley.


Eugene Richards (1944) un fotoreporter americano famoso per i suoi scatti crudi, scioccanti, che illustrano i lati oscuri dell'America, le sue verità nascoste.

Kerry Tremain riprende questo tema: "Le migliori foto  documentarie... trasmettono una preziosa se pur imperfetta  verità” ... una "trasformazione si verifica quando si vede qualcosa di importante che è negato da coloro che non hanno visto o non vogliono vedere "...

“Si tenta di dire la verità, come ha detto Eugene Richards, si cercano gli strumenti, le metafore, le forme, le ombre per tradurre l'evento quanto più veritiero possibile" (Light, 3-5) .

Sebastiao Salgado (1944) è un fotografo brasiliano, che attualmente vive a Parigi.

Con studi di economia alle spalle, Salgado approda tardi nel mondo della fotografia, occupandovi subito una posizione di primo rango. Le sue opere si ispirano a quelle dei maestri europei, filtrate dall'eredità culturale sudamericana. Una delle sue raccolte più famosa è ambientata nella miniera d'oro della Serra Pelada, in Brasile, e documenta un abuso dei diritti umani senza precedenti dai tempi delle grandi piramidi egiziane. Migliaia di persone sono ritratte mentre si arrampicano fuori da un'enorme cava su primitive scale a pioli, costretti a caricare sacchi di fango che potrebbero contenere tracce d'oro.

La fotografia documentaria per alcune persone è più di un lavoro, ma è uno stile di vita e un percorso per il coinvolgimento totale nel mondo.

Sebastiao Salgado crede che nella fotografia documentaria "si fotografa con tutta la propria ideologia" (Light: 108).

Michelle Vignes ha commentato che i fotografi dell'agenzia Magnum ci insegnano a come credere in quello che si fa in quanto "vivono pienamente con la loro fotocamera" (Light: 43).

Nata in Francia nel 1926, Michelle Vignes è una fotografa documentaria e fotoreporter che vive a San Francisco.
I suoi archivi sono ora sono a Berkeley e Stanford. Ha documentato i cambiamenti culturali e politici degli USA nel 1960 e '70. Si stabilì a San Francisco nel '65 e ha iniziato a fotografare la scena rock underground e l'occupazione indiana di Alcatraz.
Ha fotografato l'American Indian Movement per i successivi 20 anni.
Le sue foto sono apparse su Time, Life, Vogue, Ramparts e Newsweek, così come in pubblicazioni francesi.

Donna Ferrato, nata nel 1949, è una fotografa documentarista di fama internazionale. Ha trascorso oltre seimila ore con la polizia per realizzare le fotografie di "Living with the Enemy".

Donna Ferrato ha commentato che "la mia sensazione non riguarda quello che si vuole ottenere. Piuttosto cosa hai intenzione di dare? Cosa hai intenzione di imparare“ (Light:135).

Il fotografo più famoso del Sud Africa, Peter Magubane (1932), mentre viene arrestato ad Alexandra. Durante l'apartheid è stato ferito ed imprigionato.

Peter Magubane un fotografo della rivista sudafricana Drum autore di una campagna contro l'apartheid ha commentato: "Non mi dispiacerebbe se morissi facendo questo. Morirei per la causa. Morirei cercando di liberare il mio paese e me stesso" (La luce p 58).

Come risultato delle sue fotografie Magubane è stato picchiato dalla polizia, imprigionato in isolamento per 587 giorni col  divieto di incontrare più di 1 persona per volta per 5 anni.

Joseph Rodriguez è un fotografo documentarista nato e cresciuto a Brooklyn, New York.
Ha studiato fotografia alla Scuola di Arti Visive e fotogiornalismo e fotografia documentaria presso l'International Center of Photography di New York City.
Insegna alla New York University, all'International Center of Photography.
Ha insegnato anche all'Università in Scandinavia, Europa e Messico.

East Side Stories/© Joseph Rodriquez

Aspirare ad utilizzare la fotografia per un cambiamento sociale è una cosa, in realtà produrre un cambio è un'altra cosa. Come ha commentato Joseph Rodriquez: "il documentario sociale per me è estremamente personale. E anche se mi sarebbe piaciuto molto cambiare cose, nel corso degli anni, sono stato un po’ deluso nel vedere che  a volte le cose non vanno come mi piacerebbe“ (Light:142).

In effetti il ​​lavoro documentario non dovrebbe avere alcun intento progressivo.

Nash (2006) sottolinea che alcuni documentari pre guerra celebrarono quello che lui chiama 'modernità coloniale' e il benefico effetto della dominazione britannica su genti 'esotiche' (ad esempio vedere il lavoro del GPO Film Unit per il Consiglio di marketing dell’Impero).

Un fattore menzionato da molti fotografi documentaristici è lo stereotipo e l'etichettatura dei soggetti nelle foto: i rifugiati, i bambini affamati, vittime della violenza, uomini in guerra, bande criminali, drogati, spacciatori ecc.   
Si tratta di scappatoie usate da molti fotografi che non sono interessati all’esplorazione delle persone, alle loro vite e alle diverse culture. Invece i media vogliono immagini che rafforzano questi stereotipi.



Garry Winogrand (New York, 1928 - 1984)
Fotografo, lavorò principalmente a New York
e Los Angeles, spesso a fianco dell'amico Lee Friedlander, con il quale fu promotore della street photography, una derivazione della straight photography.

Bill Brandt, Hermann Wilhelm Brandt (1904,
Amburgo - 1983, Londra), fotografo conosciuto principalmente per la sua documentazione della vita britannica del XX secolo e per i suoi nudi insoliti.

Documentario e mondo dell'Arte

Vi è la questione se sia mai stato realizzato un servizio documentario puro (tutto contenuto, senza estetica).

Garry Winogrand ha detto che gli piaceva lavorare "in aree in cui il contenuto quasi travolge la forma" (Dyer 2005: 15), ma le sue fotografie hanno ancora una forte costruzione estetica. Grunberg commenta che: “Per quanto ammiriamo (Walker) Evans sia come documentarista che come fotografo di “Let Us Now Praise Famous Men”, come un fotografo retto, formale, di notevole intelligenza ed intraprendenza, non si può fare a meno di notare, nella sua opera degli anni trenta, la frequenza con cui, nelle sue immagini, si trovino cartelloni, manifesti, cartelli stradali e addirittura altre fotografie" (2003: 175).

Bill Brandt è anche citato spesso come un esempio positivo di questa tensione creativa, il suo lavoro è stato  descritto come il prodotto di "artista documentario con tutti i paradossi e le difficoltà interpretative che comporta" (Campany 2006: 61).

Martin Parr (1952) è un fotografo documentarista inglese.
E'
noto per i suoi progetti fotografici che guardano criticamente gli aspetti della vita moderna, in particolare quella provinciale e la vita di periferia in Inghilterra. Membro di Magnum Photos.

Martin Parr è un altro fotografo il cui lavoro (specialmente nell'uso dei colori) ha allargato i confini dell’estetica nella pratica documentaria. Anche all'interno di un lavoro documentario presumibilmente corretto c'è un testo attivo di segnali (sia reali che semiotici) che portano il lettore ad un posto diverso.

Pertanto la fotografia documentaria (come tutta la fotografia?) può essere vista come prodotto della tensione tra l'estetica e il contenuto della foto.

Questo è stato discusso da Friday il quale suggerisce che in sé l'arte stessa è un prodotto della cultura da cui è stata prodotta. In proposito ha detto: “La fotografia è un’arte figurativa perché possiede qualità espressive che catturano l’attenzione estetica e la estendono oltre le proprietà di rappresentazione" (2002: 83).

La tensione creativa suggerisce un qualche tipo di equilibrio. Troppi contenuti senza estetica e le fotografie possono essere descrittive ma visivamente poco interessanti. Troppa enfasi sull'estetica e la fotografia non riuscirà a trasmettere il messaggio sulla situazione sociale che era il motivo dell’immagine.

Mass-Observation è stata un'organizzazione di ricerca sociale fondata nel 1937 nel Regno Unito.

Il loro lavoro terminò nel 1960 ma fu ripreso nel 1981. L'Archivio ha sede presso l'Università del Sussex.
Mass-Obeservation era finalizzata a registrare la vita di tutti i giorni in Gran Bretagna attraverso un panel di circa 500 osservatori volontari non addestrati che mantenevano diari o rispondevano a questionari. Venivano pagati anche ricercatori per registrare in forma anonima conversazioni della gente, il comportamento sul posto di lavoro, per strada e in varie occasioni, tra cui riunioni pubbliche e sportive ed eventi religiosi.

Nel Regno Unito il progetto Mass Observation ha operato sotto le spoglie di uno studio etnografico nascosto (nascosto per le classi dominanti?).

Le fotografie ottenute andavano dalla corretta osservazione sociale alla preoccupazione surrealista per il bizzarro (Mellor 2005). E’ stato suggerito da Campany che il surrealismo ha dato un contributo importante allo sviluppo del lavoro documentario, attraverso il riconoscimento del fatto che il documento fotografico non è una dichiarazione di verità ma una "carica, frammento enigmatico, che induce lo spettatore a tornare sul proprio giudizio e immaginazione" (2006: 54).

Effettuando una panoramica sugli approcci documentari che comprendono fotografia, cinema, pittura e installazioni Barson (2006) suggerisce che la tradizionale nozione di una dicotomia tra il documentario e l'arte è falsa. Il suo articolo analizza il movimento e il rapporto incrociato di fattori chiave tra diversi media,  suggerendo una linea più feconda di analisi del lavoro documentaristico attraverso la considerazione di una serie di prospettive tra cui:

* politiche di osservazione sociale
* posizione e relazione tra l'osservatore e l'osservato
* autorità del documento
* carattere contestuale del mezzo
* relazione tra il reale e l'apparenza  empirica
* rapporto tra pratica documentaria e avanguardia modenista

Barson suggerisce che, nel Regno Unito dal 1970, il centro dei lavori documentario si sia spostato dalla classe (e in misura minore, dalla resistenza al fascismo) al genere e alla razza. L'argomentazione è che il documentario femminista e la ricerca dell’identità nera espongano la costruzione sociale della realtà, mentre le forme tradizionali di rappresentazione riflettono semplicemente l'ordine sociale dominante dei discorsi di conoscenza.

Mary Ellen Mark (Filadelfia 1940) è una fotografa americana conosciuta per i suoi ritratti e per i suoi lavori nel campo della pubblicità e del fotogiornalismo. Sedici collezioni di suoi lavori sono state esposte in varie gallerie e musei del mondo. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti tra cui il Robert F. Kennedy Journalism Awards.

Mary Ellen Mark: Dennis Hopper

La natura di questo lavoro è di più personale e viene da dentro il soggetto piuttosto che da fotografi bianchi maschi che osservano dall'esterno.

Sviluppi più recenti hanno espresso i sentimenti interni degli individui (Gillian Wearing, per esempio) album di famiglia, ritratti e altri modi di esplorare le nozioni di identità.
Mary Ellen Mark ha commentato che “le migliori immagini  documentaristiche, come tutte le grandi fotografie, hanno sempre avuto un posto nel mondo dell'arte" (Light p83).

Tuttavia, Susan Meiselas una convinto documentarista sociale avverte che in questo clima "C'è una sfida per noi, come documentaristi, di continuare ad essere impegnati e coinvolti, e al tempo stesso innovativi. Temo che questo ci abbia abborbiditi. Questo lo si vede nelle mostre, che sono spesso trattate esattamente allo stesso modo" (Light: 105).

Becker parla anche di come le fotografie appaiano nei musei come riverenziali pezzi d'arte. Si lamenta che le mostre fotografiche: "mostrano spesso qualcosa che avrebbe potuto essere oggetto di una fotografia documentaria (Bambini poveri in piedi in una strada di uno ghetto, per esempio). Ma raramente forniscono altre informazioni oltre la data e il luogo dello scatto, negando così anche il minimo dei dati sociali che normalmente si usano per orientarsi verso gli altri, lasciando interpretare agli spettatori le immagini nel miglior modo possibile da indizi come i capi di abbigliamento, posizione, contegno e suppellettili in esse contenute. Ciò che può sembrare mistero artistico è solo ignoranza creata dal rifiuto del fotografo di darci informazioni di base" (1995).

D'altra parte Chaplin (2005) nota (come già detto sopra) che le didascalie che introducono un’ulteriore serie di informazioni socialmente costruite spostano l'attenzione e l'analisi dalla fotografia al testo di sè.

Anne Wilkes Tucker è una curatrice di musei americani relativamente alle opere fotografiche.


Graciela Iturbide (1942) è nota per le sue foto del Messico, in particolare della popolazione indigena. Ha lavorato anche in India e in Sud America esplorando la cultura moderna. In particolare è conosciuta per il suo Juchitán of Women, un progetto decennale iniziato nel 1979 quando l'artista Francisco Toledo ha invitato un gruppo tra cui Iturbide a visitare Juchitán, una piccola città nel sud del Messico per contribuire a una mostra per la città nella Casa de Cultura. Questa città indiana zapoteca aveva una cultura e uno stile di vita particolare, notevole per la predominanza delle donne in ambiti commerciali e politici.

La presenza crescente di fotografia documentaria in musei e gallerie ha attirato forti critiche: "I fotografi documentari, dicono i critici (d’arte), sono voyeur che approfittano della miseria dei poveri e rubano delle particolarità dei loro volti, poi li fanno sfilare in mostre per i privilegiati. Il realismo fotografico perpetua il mito che le fotografie siano oggettive, più che le proiezioni dei valori culturali di coloro che le realizzano e le distribuiscono” (Light: 7).

Un ulteriore problema è sollevato da Anna Wilkes Tucker che commenta la reticenza dei musei di esporre lavori sui temi di attualità. Suggerisce che questo sia dovuto alla cultura dei curatori che non vogliono essere coinvolti in polemiche e preferiscono riflettere 'con freddezza e spassionatamente' su lavori retrospettivi, per vedere
fotografie in termini di forma piuttosto che contenuto e per promuovere l'atto di creare più del significato del contenuto.

Non c'è da preoccuparsi per i punti indicati da Becker, il contesto di vedere le fotografie gli dà significato. Se è in una galleria è arte, così non c'è l’imperativo per l'osservatore ad essere interessato o di fare qualcosa relativamente al contenuto delle foto.

Graciela Iturbide ha commentato: “Le persone che vedi nelle mie fotografie in una esposizione.. .. non è che al riguardo debbano avere una coscienza sociale” (Light, p. 121).

Se è così le finalità documentarie sono andate perse?


Graciela Iturbide: Juchitan

Ci sono vari filoni che possono  essere esplorati come i nuovi canali per la distribuzione del lavoro documentario: internet per fotoblog personali, gallerie on-line gallerie e riviste sul web come Blueeyesmagazine.com, la stampa a bassa tiratura, riviste come Foto 8, gallerie fotografiche dedicate, gallerie d'arte pubbliche e private ed i musei. Resta da vedere se questi nuovi siti influenzeranno il modo in cui la fotografia viene percepita ed usata.



La Magnum Photos è una delle più importanti agenzie fotografiche del mondo. Fondata nel 1947 da Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, David Seymour, George Rodger, Maria Eisner e Rita Vandivert ha lo scopo di proteggere il diritto d'autore e la trasparenza d'informazione. Le immagini rimangono proprietà del fotografo e non delle riviste dove vengono pubblicate, permettendo all'autore di scegliere soggetti, temi e orientare la produzione verso uno stile più aderente a quello del fotografo.

Alex Majoli, Magnum, Tunisi 2011, la rivolta.

Caso di studio: Agenzia Magnum

Vi è una questione di quanto i dibattiti teorici e le prospettive influiscano effettivamente sulla pratica fotografica, in contrapposizione ai discorsi sulla fotografia
di critici e studiosi. Il testo autobiografico da Storie di Magnum (Boot 2004) ha fornito materiale di base per una analisi del testo per capire come i fotografi, loro stessi, hanno descritto le loro pratiche.

Gli attuali membri di Magnum è più probabile che si descrivano semplicemente come fotografi piuttosto che come fotogiornalisti rispetto a coloro che collaboravano prima del 1970.
Sebbene la maggioranza dei fotografi si sia mostrata preoccupata per la condizione umana, o hanno detto di aver prodotto storie di vita delle persone, nessuno
ha citato qualsivoglia teoria politica o sociale che abbia influenzato la loro pratica. Più importante, per questi fotografi, è stato il discorso di estetica fotografica.
Quando la priorità è stata il contenuto sociale è stata descritta in termini di racconto di una storia, fare dichiarazioni, mostrare ciò che sta accadendo in tutto il mondo, registrare per la storia e i saggi personali. Particolare attenzione è stata posta attraverso i testi sull’importanza della fotografia, per motivi personali:

* l'importanza della fotografia come parte della costruzione di un’identità personale,
* un modo personale di vivere,
* dare significato alla vita,
* utilizzare la fotografia come un fronte e una protezione per il timido e l’insicuro,
* esprimere curiosità ed amore per la vita,
* esplorare il mondo senza giudicarlo

La tabella seguente riassume le dichiarazioni di importanti fotografi dell’agenzia Magnum. Identifica come descrivono la loro attività e propone la sensazione di come vedono il loro lavoro:

Fotografo

Auto definizione 

Ciò che dicono di fare

Chien-chang Chi fotografo

fotografare quello che devo, esplorare cosa succede

Carl De Keyzer fotografo

soggetti radicati nel tempo e in rapporto con l'arte, creando finzioni che non riflettono la realtà

Delahaye Luc fotografo

esplorazione visiva emotiva, pura scoperta fotografica

Thomas Dworzak fotogiornalista

registrare per la storia anche se non si cambia il presente

Stuart Franklin fotogiornalista narrare il senso della storia, della condizione umana
Bruce Gilden fotografo saggi personali
Constantine Manos documentazione personale

poesie di come il fotografo sente, momenti (persone) e verità

Eli Reed fotografo

meditazioni sull'essere un essere umano

Lise Safati

fotografo

un'allegoria narrativa

Alex Webb

fotografo

esplorazione visivo emotiva, pura scoperta fotografica


Chien-Chi Chang, Kaohsiung (Taiwan). 1998. tempio di Fa Tang Lung: Malati di mente.

Documentaristica democratica forse

Lo scopo professato dei tradizionali fotografi documentaristici era quello di esplorare le condizioni sociali ed economiche, al fine di promuovere la riforma e il cambiamento.

A questo proposito ci sono paralleli con le tradizionali attività di sviluppo. Infatti, come nel lavoro di sviluppo, gran parte di questa attività è stata intrapresa da professionisti bianchi occidentali per conto di povera gente non bianca. In un certo senso filantropico questo è bene, ma ci sono questioni più ampie di potere e di controllo, di sviluppo e scelte politiche e, come avrebbe potuto dire Foucault, l'imposizione di discorsi di conoscenza.

In senso più ampio si tratta di gente del luogo ritratta come oggetti in base agli interessi e alla sensibilità dei fotografi, piuttosto che soggetti che esplorano la loro situazione materiale. Questioni etiche in genere, ad esempio domande sulla possibilità che la gente ritratta dalle fotografie documentarie debba possedere il suo diritto d'immagine, sono raramente discusse perché il focus dell’attenzione è di solito sulle intenzioni del fotografo. Il ruolo passivo dei soggetti è preso come dato di fatto e i diritti del fotografo 'socialmente motivato' indiscussi.

Nello sviluppo professionale questo non è più sufficiente, c'è un modo migliore per praticare la fotografia documentaria in cui la gente possa esplorare visivamente l'esperienza personale?

Fazal Ilahi Sheikh è nato nel 1965 a New York City. Si è laureato alla Princeton University in lettere nel 1987 e da allora ha lavorato come fotografo documentando le vite degli individui in comunità di sfollati in tutta l'Africa orientale, in Pakistan, Afghanistan, Brasile, Cuba e India.

Alcuni fotografi riconoscono questi problemi e cercano di lavorare in modo nuovo per dare, nella fotografia, più potere alla gente .

Per esempio le fotografie di Fazal Sheikh dei rifugiati in Kenya, Somalia e Sudan utilizzano i film Polaroid di grande formato. La sua descrizione di sé sul suo sito afferma che si tratta di un 'artistactivist' (www.fazalsheikh.org).

Sheikh è preoccupato per l'etica di fotografare i rifugiati e il suo metodo suggerisce un modo per evitare i possibili sfruttamenti dei poveri da parte dei fotografi d'arte. “Molte delle immagini che faccio sono ritratti formali ... L'atto di fotografare diventa un avvenimento nel paese. Noi costruiamo l'immagine insieme. Molte delle persone non sono mai state fotografate prima, e ... nelle discussioni che seguono, i residenti della comunità offrono il loro parere su come può svolgersi la documentazione” (Light: 156).

Le foto risultanti sono ritratti formali dei quali Sheikh dice: “L’intensità dello sguardo e una vita intera vissuta nei loro corpi parla da sé" (Light: 157).

Susan Meiselas (1948) è una fotografa documentarista americana. Associata con Magnum Photos dal 1976. I suoi lavori sono stati pubblicati in giornali e riviste tra cui The New York Times, Times di Londra, Tempo, Geo e Paris Match. Ha ricevuto la Robert Capa Gold Medal nel 1979 ed è stata nominata Fellow MacArthur nel 1992.

Anche Susan Meiselas si preoccupa  di collegare il suo lavoro direttamente con le comunità locali. Esprimendo un parere sulla pratica attuale, ha commentato:
“La fotografia non esplora più la gente esternamente .. si deve evolvere per trovare un nuovo linguaggio più immersivo nel sè ... possiamo trovare strategie per documentare la vita, in nuovi modi, nel contesto di una società interessata solo a sè stessa .. una società in cui le persone sono interessate solo a fotografare se stesse" (2006).

In Portogallo, dopo aver prodotto e consegnato un lavoro commissionato, Meiselas ha equipaggiato ed organizzato corsi pratici di fotografia per i giovani del posto, dando vita ad una mostra sulle problematiche locali circa razzismo e povertà. Ha l'abitudine di fare stampe delle sue foto e poi appenderle nei posti in cui sono state scattate: per esempio le scene di battaglie in Nicaragua. Queste stampe diventano un ricordo visivo della storia recente ed un argomento di discussione.

Nel commentare questa iniziativa Meiselas ha detto "Chi possiede il lavoro, il fotografo o il soggetto, è la loro realtà“ (2006).
Si potrebbe sostenere, però, che questo è ancora il punto di vista del fotografo presentato alla comunità come una selettiva interpretazione della loro realtà.

Carl De Keyzer, Tchournojar. Siberia. Campo 22. Campo di prigionia, ex Gulag - Magnum 2002.

Dalla sociologia visuale e dalla pratica di sviluppo abbiamo il metodo di foto-racconto  e photovoice. Entrambi questi approcci sono basati su individui e gruppi che fotografano le proprie esperienze giornaliere, diventando così soggetti in loro diritto.

Ad esempio, un recente foto-racconto in cui l'autore ha indotto gli adolescenti di una cittadina scozzese a fotografare le loro attività durante le serate, per esplorare quello che facevano e ciò che era importante per loro.

Photovoice è uno sviluppo del foto-racconto basato sulle prospettive teoriche derivate da educazione critica, teoria femminista e fotografia documentaria (si veda Wang 2004a, 2004b e Webb, 2004).

David Gerald "Gerry" Badger (1948, Northampton) è scrittore e fotografo.
Ha scritto con Martin Parr i due volumi "The Photobook: A History" vincendo, nel 2006, il Book Award per la fotografia della Kraszna-Krausz Foundation. Il secondo volume ha vinto il Deutscher Fotobuchpreis.
Come fotografo, Badger identifica i suoi soggetti in: "paesaggi ed approfondimenti della storia".

Internet può rappresentare un futuro democratico per la fotografia documentaria. Il Sito web LensCulture nota che "Martin Parr e Gerry Badger hanno concluso album fotografici online che contengono la vera e propria "storia segreta" della fotografia" (www.lensculture.com).

Cercando fotoblog su Google si ottengono decinde di migliaia di risultati. All'interno di questi siti centinaia di milioni di fotografie con documentazioni serie di vita familiare, di comunità e cultura. La maggioranza di questo lavoro probabilmente privilegia il contenuto sull'estetica, anche se si nota che un numero sempre crescente di esperti / professionisti fotografi utilizzano questo mezzo per distribuire il loro lavoro. Sempre più spesso, anche se lentamente, questi siti sembrano  sperimentare nuove forme di rappresentazione collegando il testo alle fotografie e ai video, anche se, soggettivamente per me, i lavori migliori appaiono ancora radicati alla tradizione della fotografia di strada. Il problema è come scoprire i lavori individuali che raccontino cose nuove sui gruppi sociali, le comunità, le culture e le attività, oppure usino la fotografia in modo nuovo, in mezzo alla massa di siti fotografici personali.




Thomas Dworzak, Tbilisi, Georgia. 22 Novembre 2003. I manifestanti hanno superato la polizia a guardia della Cancelleria. Magnum Photos.

Conclusione


Ci sono un sacco di cose sulla fotografia. Nash scrive: "La proliferazione dell’arte documentaria è sia l'indicazione della produttività di questa forma che il sintomo delle problematiche quotidiane. La forma stessa che si è sviluppata per permetterci di pensare alla storia e ai cambi sociali si è quasi trasformata nel suo opposto - siamo ora in una modalità di iterazione, un accumulo di informazioni che ci possono rendere informati ma paradossalmente incapaci di agire" (2006: 49).

E’ inoltre sostenuto dai postmoderni che si tratta solo di appresentazione in quanto non esiste alla base una spiegazione narrativa o una verità più profonda. Le fotografie documentarie sono semplicemente rappresentazioni di rappresentazioni e quasi nessun cambiamento sociale sarà il risultato di questa attività.

Constantine Manos, Dallas, USA 1985. "Colore americano" Magnum Photos

Forse fotografie documentarie è solo l'espressione personale del fotografo, nel migliore dei casi un atto di simpatia e di testimonianza.
E’ dubbio che le forme più democratiche di documentario, in cui la gente fotografa  la propria vita, apra più possibilità di cambiamento, anche se possono darci una comprensione più profonda delle esperienze quotidiane del mondo.

Tornando alle domande di apertura, alla luce dell'analisi delle fotografie e della discussione della letteratura, si propongono le seguenti conclusioni:

* La fotografia documentaria è un settore specifico di lavoro: l
La fotografia documentaria è ciò che va sotto tale etichetta. Più probabilmente la tradizionale preoccupazione della fotografia documentaria sarà presentata come giornalismo, etnografia o arte in funzione e a seconda delle migliori opportunità di marketing.

William Eugene Smith (1918-1978) fotoreporter americano noto per il suo rifiuto dei compromessi. Le sue immagini hanno documentato brutalmente la II Guerra Mondiale. Smith e la moglie giapponese, hanno vissuto nella città di Minamata dal 1971 al 1973 fotografando gli effetti della malattia di Minamata, causata dalla fabbrica Chisso con lo scarico di metalli pesanti in fonti d'acqua attorno Minamata.
Una delle sue opere più famose, Tomoko Uemura nella Vasca da bagno, presa nel dicembre 1971 e pubblicata pochi mesi dopo il 1972, ha attirato l'attenzione di tutto il mondo sugli effetti di questa malattia.

* Qual è il rapporto tra pratica documentaria e cambiamento sociale:
la fotografia documentaria può testimoniare e sollevare questioni, ma ci sono poche prove che in realtà contribuisca direttamente a significativi macro cambiamenti.
Ci sono tuttavia esempi localizzati di cambiamento, per esempio Eugene Smith e le sue fotografie di Minamata.

* Qual è il rapporto etico e pratico tra il fotografo e il fotografato:
Sembra che ci sia una generale accettazione della posizione che fotografare le persone che stanno soffrendo, senza il loro consenso, sia accettabile se le fotografie sono utilizzate per fini sociali. Ma la vendita di queste fotografie, come stampe d’arte, è etica?

* Quanto è importante la fotografia estetica nella produzione di un lavoro documentario: Le fotografie sono il prodotto della tensione creativa tra estetica e contenuto. Così l'estetica non può essere rimossa dalla creazione o comprensione di una fotografia.

* Qual è il rapporto tra la fotografia documentaria e l'arte:
se le foto sono esposte, in uno spazio 'd'arte' o etichettato come tale, allora questo è  che cosa diventano. Presentando le fotografie in questo modo la loro efficacia nel trasmettere un messaggio sociale può essere ridotta.


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Consulta anche:

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Friday - June, 23-2011



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