Cultor College



Lo "specchio Claude" - Black Mirror

di

Alex McKay - Contemporary Artist e Suzanne Matheson


Alex Mckay è un ricercatore che ha iniziato a studiare questo argomento nel 2000 quando ha rinvenuto un manoscritto inedito allo Yale British Art Center (BAC) che ne parlava. Da quel momento, insieme a Suzanne Matheson, sempre sotto l'egida del BAC ha sviluppato le sue ricerche, attivando un progetto specifico, che ha illustrato nel corso di numerose conferenze in varie Università ed istituzioni culturali.

Lo "specchio Claude" è un dispositivo di visualizzazione del paesaggio, uno strumento ottico pre-fotografico che è stato molto popolare nel XVIII e XIX secolo soprattutto per l'uso che ne hanno fatto i pittori. Il progetto avviato da Alex McKay ha realizzato uno di questi specchi che è stato collocato nel giardino dell'Hotel Tintern Abbey e riflette su una webcam le rovine dell'abbazia di Tintern nel Monmouthshire (Galles). A questa istallazione (che vediamo qui sotto) la BBC ha dedicato una pagina web che trasmette le immagini della webcam (non attiva nei mesi invernali) in tempo reale.



Il nome "specchio Calude" deriva dal fatto che può riflettere la visione di un paesaggio con un'immagine simile a un dipinto di Claude Lorraine (1600-1682). Per le sue caratteristiche era anche definito "Black mirror" (specchio nero).

Solitamente erano
piccoli specchi, neri, convessi, generalmente tascabili e quindi facilmente utilizzabili sia dai pittori che dai viaggiatori che lo usavano per contemplare, riconfigurare, copiare o disegnare il panorama.

Erano molto utilizzati nei tour della Gran Bretagna, in continente e anche in Nord America.
In aree come la Valle del Wye o del Lake District c'erano Stazioni di Visualizzazione (mappe e specchi
erano disponibili in appositi chioschi) dove, girarando le spalle alla scena, la gente ammirava il panorama, incorniciato e simile a un quadro, riflesso in uno specchio Claude.

La prospettiva distorta, infatti, altera la saturazione del colore comprimendo i valori tonali, con una perdita di dettaglio (in particolare nelle ombre), ma con un'unificazione complessiva della forma e della linea. Lo specchio Claude era quindi utile a rendere più gestibile la dimensione di un grande scenario naturale (panorama), rendendolo più facilmente riproducibile e disegnabile.
Claude Lorrain, Panorama con Enea a Delos, 1672.olio su tela, 100 x 134 cm, National Gallery, Londra.

Nella sua guida turistica ai laghi Thomas West scrive:
"La persona che lo utilizza deve sempre voltare le spalle a ciò che vuole osservare, tenendo lo specchio leggermente alla sua sinistra o destra, con il volto schermato dal sole".



L'esemplare raffigurato qui a sinistra, manufatto del XVIII secolo, è conservato al Victoria&Albert Museum di Londra



Questo specchio concavo dalla leggera colorazione grigia, mostrava l'immagine riflessa sfumandone i contorni. Il paesaggio vi appariva come in una camera oscura, evocando l'atmosfera coloristica delle opere di un Claude Lorrain. La visione appariva ammorbidita e le distanze appiattite, ma tutte ugualmente a fuoco all'interno di un unico formato (miniatura). Oltre all'utilizzo riproduttivo, anche il semplice viaggiatore, amante della natura, in questo modo teatralizzava la visione.

L'apparente assurdità di guardare la natura riflessa in questo modo è bilanciata dalla bellezza e della seduzione degli effetti ottici dello specchio. Si tratta di un dispositivo di 'Realtà virtuale' del XVIII secolo, con tutto il fascino e la magia della fotocamera oscura e nessuna delle sue difficoltà. La storia ricorda le contraddizioni di questo dispositivo, ma ha dimenticato la sua potenziale utilità. La popolarità dello specchio Claude, oltre 200 anni fa, è riconosciuta, ma le stesse caratteristiche che una volta l'hanno reso reso così popolare, sono state travisate o fraintese. Per questo è stato avviato un progetto specifico che inizia recuperando l'avvincente esperienza visiva che regala questo dispositivo.

Reinventare e rivivere lo specchio Claude drammatizza molti ipotesi inerenti alla percezione e rappresentazione del paesaggio. A differenza della camera oscura o della camera lucida - dispositivi che facilitano trascrizione precisa - lo specchio Claude trasforma la vista da quello che appare, a come dovrebbe essere visto. Questo strumento rivela e consente di studiare i vari livelli, culturalmente determinati, della visione.
Il nostro progetto di studio esplora il otticamente uno strumento con un complesso status epistemologico, un dispositivo in bilico tra le pratiche del disegno (la mano) e la fotografia (meccanica / occhio elettronico).



Ecco tre esemplari di "specchio Claude" portatili. Il primo a destra è stato fatto in Francia, e nel lato più lungo misura 16 centimetri. Pare sia stato il primo utilizzato dal poeta inglese Thomas Gray (1716-1771).

Il secondo è conservato al Middlebury College in Vermont.

L'ultimo esemplare fa parte della collezione storica di strumenti scientifici della Transylvania University a Lexington, Kentucky. Venne acquistato in Europa nel 1857 per 5 dollari.


Per facilitare l'ultilizzo con matita e taccuino questi dispositivi avevano dei gancetti con cui potevano essere appesi (anche ad un ramo di un albero) liberando così le mani per disegnare.





 







Copyright © 2018- Design by Cultor.org - Contatti