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La Cattedrale di Rouen

di Claude Monet

"il culmine dell'Impressionismo"

di Gabriel Fernández - theartwolf.com

In questo articolo presentiamo uno studio, realizzato in collaborazione con la rivista d'arte online "theartwolf.com" sulla serie di quadri di Claude Monet intitolati "La cattedrale di Rouen". Trentun dipinti realizzati per studiare le influenze della luce e delle varie condizioni climatiche su uno stesso soggetto.
Per approfondire ulteriormente questo studio di Monet proponiamo anche un'analisi colorimetrica di alcuni di questi dipinti.

“Il culmine dell’Impressionismo”. Ecco come è stata definita la serie di vedute della cattedrale di Rouen dipinta da Monet tra il 1892 e il 1894.
La serie costituita da 31 tele che mostrano la facciata gotica della Cattedrale in diverse condizioni di luce e clima ha suscitato ammirazione immediata tra i critici del suo tempo, e più tardi è stata lodata da molti maestri, da Wassily Kandinsky a Roy Lichtenstein.

Nel febbraio 1892 Monet affitta una camera che da sulla facciata ovest della cattedrale; nel corso di tre anni, da febbraio ad aprile, dipinge la cattedrale nei diversi momenti del giorno, raffigurandola nelle diverse sfumature cromatiche che la facciata assumeva durante la giornata, a volte per pochi attimi soltanto.
Questo periodo è anche quello in cui le opere di Monet sono più ricercate, dopo anni di umiliazioni e di sacrifici, il pittore finalmente aveva raggiunto il successo. Diventò, infatti, uno dei più affermati pittori della sua epoca. La serie della cattedrale non è solo il punto culminante della sua carriera di pittore ormai maturo, ma è anche l'inizio del suo decollo commerciale.
“Più invecchio più mi rendo conto che devo lavorare molto duramente per riprodurre ciò che cerco: l’attimo istantaneo. L’influenza del clima sulle cose e la luce che le caratterizza“
Claude Monet, 1891



La rappresentazione di uno stesso oggetto pittorico in diversi momenti con l’obiettivo di osservare i cambiamenti causati dalla luce naturale non era nuova per Monet, che tra il 1890 e il 1891 aveva già creato una serie di 15 tele raffiguranti un gruppo di covoni di fieno nella periferia di Giverny. Questi covoni sono dipinti sotto il sole estivo, al tramonto o al crepuscolo, alla fine dell’estate, in pieno inverno o all’inizio della primavera. Questi lavori devono essere visti più come un interesse per la natura dinamica che per una teoria pittorica-scientifica (Monet stesso ha dichiarato “ho sempre odiato quelle terribili teorie”).
La serie è stata elogiata dalla critica, risultando anche un grande successo commerciale. Wassily Kandinsky aveva avuto l’opportunità di vedere uno di questi covoni di fieno, in una mostra a Mosca 1895, ed era rimasto impressionato al punto di indicarlo come prima pittura astratta della storia dell’arte: “E all’improvviso, per la prima volta, ho visto una foto. Ho letto nel catalogo che era un pagliaio, ma non riuscivo a riconoscerlo.
Ho capito che l’oggetto della foto mancava.

Quello che era perfettamente presente è stata l’insospettabile e fino ad allora nascosta potenza della tavolozza.“



Fig. 1. - Fotografia del portale della cattedrale di Rouen al giorno d’oggi


Fig. 2. - Claude Monet: Il portale della cattedrale di Rouen alla luce del mattino, armonia in blu. 1894. Parigi, Musée d’Orsay

Fig. 3. - Claude Monet: Il portale della cattedrale di Rouen alla luce del mattino, armonia in blu. 1894. Washington, National Gallery of Art (www.nga.gov).

Con la serie della Cattedrale, Monet si spinge anche oltre: qui lo scopo non è quello di rappresentare un modello concreto, come è accaduto per i pagliai in diverse condizioni climatiche e di luce.
Nella serie della Cattedrale di Rouen il protagonista autentico non è il modello architettonico, in un certo senso “disprezzato” da Monet che utilizza un punto di vista molto vicino, in modo tale che l’architettura, a causa della quasi totale assenza di prospettiva, perde la sua grandezza ed è addirittura sezionata nelle torri e pinnacoli. Così l’edificio qui, non più che uno sfondo, una “scusa”, per mostrare l’autentico protagonista della composizione: il potere della pittura di rappresentare la qualità dinamica di luce e atmosfera, capace di dare vita a qualcosa di così pietrificato ed inanimato, come l’imponente facciata di una cattedrale gotica. Ciò che Kandinsky è stato in grado di decifrare nei covoni, qui è più che evidente.

Naturalmente, Monet era impossibilitato a rappresentare in un quadro completo la fugacità di un momento unico, per questo di solito lavorava contemporaneamente su alcune tele, concentrandosi su un particolare quando le condizioni di luce e atmosfera erano quelli cercati.
Immaginiamo la situazione: Claude Monet installato accanto alla finestra del secondo piano di fronte alla Cattedrale, mentre lavorava freneticamente con decine di tele, alla mercé di una nuvola passeggera, un raggio inaspettato di sole o una nebbia mattutina, costretto a cercare e trovare in fretta tra i quadri in lavorazione, uno coerente con le momentanee condizioni atmosferiche.
Certo tale compito doveva essere esasperante e il pittore fu sul punto di abbandonare la serie. Monet però non era uomo da arrendersi facilmente: “Più che mai detesto le cose in cui ho successo al primo tentativo”, ha scritto durante il lavoro sulla serie dei covoni.
Monet fu anche costretto a terminare alcune tele della serie sulla Cattedrale nel proprio laboratorio, affidando il risultato alla sua meravigliosa memoria visiva. Ma due anni dopo, la missione è stata completata: il pittore aveva finito trenta vedute della Cattedrale. Così, e per la prima volta nella storia della pittura, un artista era riuscito a rappresentare la quarta dimensione, il tempo, un risultato rivendicato da numerose avanguardie pittoriche alcuni decenni più tardi.

Fig. 4. - Claude Monet: Il portale della cattedrale di Rouen (al sole), armonia in blu e oro. 1894. New York, Metropolitan Museum of Art (www.metmuseum.org) Fig. 5. - Claude Monet: Il portale della cattedrale di Rouen (al sole), armonia in blu e oro. 1893. Parigi, Musée d’Orsay

Fig. 6. - Claude Monet: Il portale della cattedrale di Rouen e la torre d’Albane (al sole), armonia in blu e oro. 1894. Washington, National Gallery of Art (www.nga.gov)


Risulta evidente che tra le 31 tele di questa serie vi sono più differenze di quelle causate dalle diverse condizioni di luce e di atmosfera. Monet ha scelto cinque diversi punti di vista: due dalla piazza e da tre diverse stanze del palazzo di fronte alla Cattedrale, per rappresentare il portale (frontalmente o con il punto di vista leggermente spostato a destra), il portone e la torre Albane (a sinistra del portale centrale), ma sempre conservando quel punto di vista insolitamente vicino. Venticinque di questi punti di vista sono datati 1894, un altro 1893, e cinque sono firmati ma non datati. Tuttavia, poichè Monet ha completato la maggior parte dei lavori nel suo laboratorio, è più importante la data in cui ogni tela è stata iniziata (per lo più il 1892 e il 1893). La scelta della tavolozza riflette le tonalità differenti in cui la luce del giorno tinteggia la facciata del Duomo: il blu morbido del mattino (fig. 2 e 3), l’ocra vivido con riflessi dorati nelle immagini in pieno sole (Fig. 4, 5, 6 e 7) e i marroni e i grigi delle giornate nuvolose (Fig. 8 e 9).

Contrariamente a molti altri audaci progetti impressionisti, la serie della Cattedrale ha goduto di accettazione immediata tra i critici e collezionisti.
“Monet fa sì che anche le pietre prendano vita”, ha dichiarato lo scrittore Georges Clemenceau. Nel maggio 1895 Monet ha selezionato 20 tele da esporre nella galleria del suo amico, il mercante d’arte Durand-Ruel. A dispetto del prezzo elevato di ognuna, tra 12,000 e 15,000 franchi, la vendita è stata un enorme successo. Oltre un secolo più tardi, il successo è continuato: nel maggio del 2000, una di queste tele, all’asta Sotheby’s (Le portail, soleil) è stata venduta per più di 24 milioni di dollari.



Fig. 7. - Claude Monet: Il portale della cattedrale di Rouen nel pomeriggio. 1892. Parigi, Musée Marmottan
Fig. 8. - Claude Monet: Il portale della cattedrale di Rouen, in una giornata grigia. 1892. Parigi, Musée d’Orsay
Fig. 9. - Claude Monet: Il portale della cattedrale di Rouen, “le Portal vu de face”, armonia in marrone. 1894. Parigi, Musée d’Orsay


Le riflessioni migliori su questa serie possono essere trovate in una lettera che lo stesso Monet inviò all’amico Clemenceau, rivelando che “ho sempre osservato ciò che il mondo mi ha mostrato, solo per darne testimonianza nei miei quadri”. Da parte sua, Clemenceau, in un saggio sulla visione intitolato Pan e datato 1896, ha scritto, riferendosi alle cattedrali di Monet: “Di fronte alla ventina di viste della costruzione di Monet, ci si accorge che l’arte, nella sua persistenza di esprimere con sempre maggior esattezza la natura, ci insegna a guardare, a percepire, a sentire. La pietra si è trasformata in una sostanza organica, e si può percepire come cambia nello stesso modo in cui un fugace momento della vita è seguito da un altro. I venti capitoli di campioni di luce in evoluzione sono stati sapientemente scelti per creare un orientamento ordinato di questa evoluzione. Il grande tempio è di per sé un testamento del sole unificante, e manda la sua massa contro la luminosità del cielo “

Anche se Monet, nella serie dei Pioppi, mostra il suo maggior livello di lirismo e nel gruppo Ninfee raggiunge risultati che vanno ben al di là del puro impressionismo, che definisce l’astrazione, la serie di vedute della facciata della cattedrale di Rouen è il punto algido dell’impressionismo.
Più di un secolo dopo, dispersi tra vari musei e collezioni private del mondo, principalmente in Francia e negli Stati Uniti, i quadri della collezione della Cattedrale sono, oltre che capolavori ambiti da qualsiasi museo o collezionista d’arte, la migliore testimonianza pittorica del coraggio incomparabile dell’Impressionismo.


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pomeriggio
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