La Fotografia del grandi maestri
Harvey Lloyd: la via del Samurai
di Steve Anchell
"C'è un passaggio meraviglioso nel libro "Lo Zen e l'arte del tiro con l'arco", dove l'allievo chiede al maestro: 'Come faccio a sapere quando scoccare la freccia?' E il maestro risponde: "Quando la tensione ha raggiunto il suo limite, il colpo deve partire, deve staccarsi dall'arciere come il carico di neve dalla foglia di bambù, prima ancora che egli ci pensi".
Questo è il modo in cui, in un decimillesimo di secondo, si scocca/scatta. Ma quel decimillesimo di secondo deve essere il giusto decimillesimo di secondo. E la freccia lo sa.
"Sento che c'è un rapporto molto stretto tra il samurai e il fotografo. La vita del samurai dipende dall’azione istantanea.
Nel libro dei cinque anelli, Go Rin No Sho, il leggendario samurai del XVII secolo, Miyamoto Musashi dice, che nella strategia 'si devono vedere le cose lontane come se fossero vicine, e viceversa. La percezione è forte e la vista debole. Devi essere in grado di vedere ai lati dei tuoi occhi senza muovere le pupille. Queste sono cose da mettere in pratica sempre'.
Quando ho letto questo brano, ho pensato subito che era molto interessante. Non ci poteva essere una guida migliore per la visione di un fotografo. Quando si è in giro a scattare, ci sono momenti in cui si ha una frazione di secondo per vedere tutto: composizione, luce e ombra, colore, saturazione, dinamica, la simmetria e l'asimmetria, tutto quello di cui tener conto per scattare al meglio. Quando l'immagine viene elaborata e ti rendi conto che hai visto tutto, vuol dire che la tua visione periferica è stata veloce. Tutto quello che stai facendo è essere veloce, e se si pratica per 40 anni, si arriva a essere abbastanza bravi.
L’ultimo di una lunga serie di libri fotografici di Harvey è appunto “La via del Samurai: viaggi spirituali con un fotografo Guerriero”, pubblicato dalla Ruder Finn Press.
Secondo Harvey, ".. è un libro di filosofia zen, arti marziali, filosofia, strategia creativa e soprattutto sull'arte di vedere. Ha molte delle mie immagini, racconti di avventure da tutti i luoghi pazzi dove sono stato e dei momenti pericolosi che ho sperimentato. Si tratta di una odissea fotografica in tutto il mondo, che contiene le mie opinioni metafisiche e spirituali, le mie idee sulla creatività e l'estetica”.
"Uno dei principi dei samurai è che nella tua mente, sei già morto, quindi non c'è nulla che ti può far paura. Un artista dovrebbe sentirsi allo stesso modo: non sta tentando di essere vivo in uno stato diverso da quello dell'arte. Non si deve aver paura di morire prima che il mondo si accorga di voi. Che cosa gli altri pensano non è di alcuna preoccupazione. L'unica cosa che conta è l'estetica interiore che ti spinge avanti, che ti fa “sentire”. Questo è ciò che voglio fare, questo è ciò in cui credo, questo è quello che ho intenzione di scoprire, questo è quello che ho intenzione di esplorare. Non mi importa quanto sia pericoloso. Non mi importa quanto sia difficile. Devo andare al di là di quello che ho fatto in precedenza, e potrebbe essere necessario andare oltre a quello che molte persone vedono o capiscono. Questo è il modo in cui ho interpretato la volontà assoluta di morire, secondo il mio punto di vista, nel Cammino del Samurai ".
Il pericolo si annida ovunque quando si fotografa in esterno. Mentre volava a bassa quota sul ghiacciaio Hubbard in Alaska, Harvey guardò giù verso i pinnacoli di ghiaccio torreggianti e i crepacci neri e gridò al pilota, "Brent, che cosa succede se perdiamo potenza qui?" Brent rispose: "Non c'è da preoccuparsi Harvey, noi piloti d’elicottero in Alaska abbiamo un detto: 'molta altitudine, molto tempo per urlare. Quaggiù, il tempo per urlare è breve '".
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Volando sui ghiacci |
Come molti grandi fotografi, Harvey ha iniziato la sua carriera come graphic designer.
Laureatosi in design presso la Cooper Union di Brooklyn, ben presto ha creato una sua azienda, la Graphic Arts Center. In due anni GAC è arrivata ad impiegare 80 dipendenti. A questo punto Harvey ha deciso di proseguire da solo, così dopo aver ceduto la sua parte di azienda ai suoi due partner, ha dato vita ad un’agenzia di promozione.
In questo periodo Harvey ha incontrato l'uomo che avrebbe cambiato la sua vita e il suo modo di vedere il mondo, Alexei Brodovitch. Un emigrato russo, Brodovitch era un genio straordinario, direttore artistico di Harper Bazaar durante i suoi anni d'oro, ha influenzato molti dei migliori fotografi del XX secolo attraverso i suoi laboratori di studio. Richard Avedon, Irving Penn, Hiro, Pete Turner e molti altri vi hanno partecipato, sviluppando i loro talenti sotto la sua tutela.
Harvey racconta: "Ho avuto modo di conoscere Brodovitch, ho curato i suoi workshop, trascorrendo molto tempo con lui, e ho imparato che non c'è modo di riuscire a raggiungere i limiti di eccellenza che cerchiamo”.
Brodovitch non avrebbe mai parlato di tecnica, di attrezzature; l'unica cosa di cui voleva parlare era la mente dietro la fotocamera. Il suo motto era: 'Tonnez moi!' che significa 'Sorprendetemi!' E questo è quello che si aspettava dai suoi allievi.
Tempio di Apollo |
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Harvey iniziò a studiare grafica con Brodovitch e presto si innamorò della fotografia, realizzando spettacoli con immagini e musica. Brodovitch lo incoraggiò (sapeva sempre quello che era meglio, ancor prima di farlo).
Così Harvey si affidò ancora una volta alla sua attività, abbandonò i suoi affari e andò a Londra per diventare fotografo.
"Presi le mie macchine fotografiche e il mio portfolio e mi presentai a Camera Press, una agenzia di fotogiornalismo. Al responsabile dissi: 'Voglio essere un fotografo'.
Guardò il mio lavoro e rispose: 'Giovanotto, trovati un'altra professione.'
Così sono andato da Black Star, lì al direttore il mio lavoro piaceva. Ho iniziato così a fare fotogiornalismo a Londra per i giornali della domenica. Ho passato circa un anno lì, per poi tornare a New York perché sentivo che Londra era troppo tranquilla. L'unico posto dove la parola d’ordine è “posso-farcela” è l'America.
Altrove la gente pensa ci siano cose che non si possono fare, ma io non sono mai stato di questo parere. Se c'è qualcosa che vuoi fare, esci e la fai. Ce la puoi fare. Così sono tornato in America e ho iniziato a lavorare.
Il mio primo cliente fu Opera News. Ho avuto il piacere di fotografare le prove al Metropolitan. Ho incontrato il regista del cinema italiano, Federico Fellini, quando scattavo per The Saturday Evening Post. Gli ho chiesto, 'Signor Fellini, quanto è importante l'immagine nei suoi film? ' Rispose: 'Questo è tutto, questo è tutto' ".
Harvey era diventata un vero e proprio fotoreporter quando si rese conto che lavorare per le grandi riviste non lo soddisfaceva. "Tu esci e rischi la vita per coprire una grande storia come i diritti civili nel Sud, loro pubblicano due o tre immagini, ma non quelle che avresti scelto. Così ho aperto un grande studio di produzione, l’ho chiamato Harvey Lloyd Productions, dove abbiamo realizzato grandi spettacoli multimediali multi-schermo".
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Parco di Yellowstone - il vulcano del diavolo |
"I ragazzi e ragazze che lavoravano per me facevano crescere l'erba in studio fino a quando li ho fermati. Erano i giorni degli Electric Circus e dei Grateful Dead, questo era il genere di musica e immagini che stavo mettendo in mostra per i clienti in maniera molto sperimentale. Avevamo installazioni video di ogni genere, ad un certo punto ho avuto circa 25 persone e uno studio enorme sulla Fifth Avenue".
Poi Harvey ha ricevuto un'offerta dalla US Information Agency (USIA) di produrre una presentazione con immagini e suoni per la Conferenza delle Nazioni Unite sull'Ambiente Umano, viaggiando in tutto il mondo.
Lo scopo era quello di mostrare come viveva la gente nelle varie parti del mondo.
"Sapevo che questo mi sarebbe costato lo studio. L'ho capito perché avevano un budget molto basso, mentre io avevo grandi idee. Ho pensato: o faccio questo o continuo a fare quello che sto facendo. Così mi sono detto, al diavolo! Voglio vedere il mondo.
Sono uscito, ho girato tutto il mondo e ho pensato: questo è il mio modo di vivere."
Star Flyer al tramonto, Caraibi |
"Ho percorso circa un milione e mezzo di miglia, con la mia compagna Shirlee Price, e ho visitato quasi 100 paesi, o almeno 100 porti di scalo. Questo ha ispirato il titolo del libro: 'Voyages, The Romance of Cruising: The World’s 100 Most Exciting Ports of Call' che è stato pubblicato nel 1999".
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Harvey Lloyd, Modern Art Museum MOMA New York - Legendary Cruises |
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Oltre alla sua attività commerciale, Harvey ha perseguito i suoi progetti personali perché: "L'arte della fotografia è l'unica cosa che mi preoccupa".
Negli ultimi 20 anni ha fotografato Alphabet City nel Lower East Side.
"Queste strade del Bronx sono passate dal controllo della criminalità ad una zona ambita dagli yuppies con appartamenti costosi. Ho documentato tutto questo passaggio, compresi gli straordinari graffiti murali di un artista di nome Chico, la maggior parte dei quali è stata fatta in memoria di bambini o adulti morti assassinati o per overdose. Un giorno stavo appunto fotografando un murales quando un uomo si avvicinò e disse, 'Hey, Che fai qui? ' Risposi: 'Sto lavorando a un libro su Loisaida (questo è il nome che veniva atrribuito al quartiere). Ribattè: 'Oh sì, la settimana scorsa un ragazzo è stato colpito proprio mentre faceva la stessa cosa".
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Harvey Lloyd MOMA - Ultimate Roses |
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Il lavoro personale ha portato Harvey nel sud-ovest degli Stati Uniti, dove ha fotografato dal cielo i paesaggi di Arizona, New Mexico, Colorado e Utah per un libro intitolato "Sacred Lands del sud-ovest". Le immagini di Sacred Lands sono le rovine di Anazasi, Canyon de Chelly, Chaco Canyon, Mesa Verde, la Monument Valley, e la maggior parte dei parchi nazionali della zona.
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Le terre sacre del sud ovest - "Sacred Lands del sud-ovest" |
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Poi ha realizzato il libro, Isole di Eden, sulle isole esterne delle Bahamas per registrare e contribuire a preservare uno stile di vita che stava morendo. La saggezza la gentilezza e la dignità di questa gente, ha arricchito la sua vita.
Quando Harvey si è recato a Point Lobos in California, per fotografare la riserva naturale dove avevano lavorato alcuni grandi maestri come Weston, Ansel Adams, Wynn Bullock, Henry Gilpin e altri fotografi della West Coast.
In quel periodo ebbe modo di incontrare Ansel Adams: "Ho parlato con lui un po', era negli ultimi mesi della sua vita: 'Signor Adams, ho sempre ammirato il suo lavoro, ho imparato la fotografia in bianco e nero leggendo i suoi libri. ' Gli ho detto che ero venuto a Point Lobos per camminare sulle rocce e vagare nelle calette e riscoprire le tante bellezze di Monterey". Ci fu una pausa e Adams alzò lo sguardo da sotto il grande cappello e disse: 'Come ti invidio!'
Ho capito che non era più in grado di uscire e fotografare, come era solito fare, era troppo debole, stava morendo di enfisema, e per lui quello che stavo facendo era la vita chr lui non poteva più vivere. La ricchezza e la fama non significavano nulla per lui. L'unica cosa che gli importava era la sua arte, se non poteva lavorare era come essere morto.
"La fotografia è cambiata enormemente negli ultimi 10 o 15 anni. Ho passato molti anni in camera oscura facendo sviluppo e stampa in bianco-nero, in seguito a colori, ma questo ora è tutto finito.
La fotocamera digitale Canon EOS 1DS , Photoshop e le stampanti Epson sono gli strumenti del mio lavoro oggi.
Io scatto fotografie quasi ogni giorno, perché se non si pratica costantemente, ci si arrugginisce. L'arte della fotografia è stata la mia ossessione tutta la mia vita. Ho cercato di fare un lavoro meno commerciale e cercato di ottenere il mio reddito esclusivamente da ciò che amo, fotografando ciò che amo.
Se non vado fuori, per scattare, almeno un paio di giorni la settimana, non manterrò la competenza che ho.
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Harvey LloydModern Museum of Art MOMA New York - Breaking the light -Times Square |
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Dopo aver incontrato Alexei Brodovitch io non accetto niente di meno che cercare di essere il migliore al mondo. Certo nessuno ha mai fatto meglio nella fotografia aerea, ma questo è solo un punto di partenza. Se non pensi di essere il migliore, se non punti alle stelle, che diavolo stai facendo?
La mia convinzione è simile a quella di Ansel Adams, l'affermazione di essere vivi in questo bel mondo e la fortuna di vivere in uno dei pochi paesi dove ci sono ricchezze a sufficienza e la libertà per permettere agli artisti di fare ciò che vogliono fare. Il mio atteggiamento quindi è di estremo ottimismo ed esuberanza e la gioia e la gloria nel mondo ".