Cultor College


Estetica, Semiotica e Design - 1

di Michael Hardt - Lapland University - Rovaniemi Finland




Michael Hardt, tedesco, professore di Visual Communication alla Lapland University di Rovaniemi in Finlandia, uno dei centri di studio all’avanguardia in Europa, propone una ricerca  introduttiva su Estetica, Semiotica e Design preparata per la National Academy of the Arts di Bergen, Norvegia. Partendo dalle fondamenta filosofiche, ne delinea la storia e le applicazioni, basi di partenza per lo studio della moderna Comunicazione Visiva.


Estetica

0.1 Preambolo

La Bergen National Academy of the Arts (KHiB) contribuisce alla promozione di una prospettiva critica sui valori dell'Arte, Design ed Estetica. Basandosi sulla tradizione umanistica, i suoi obiettivi  fondamentali sono  l'integrità accademica e morale, la libertà di espressione e la riflessione critica.

0.2 Finalità e obiettivi

La professione di Visual Communication Design deve affrontare fondamentali cambiamenti dovuti al progresso tecnologico e allo sviluppo sociale. Questo processo avvia la necessità di riconsiderarne la base teorica e di assumere un ruolo attivo nel controllare tali modifiche.
Il continuo sviluppo è un processo globale, è quindi essenziale analizzarlo su scala internazionale, adeguandolo alle intuizioni nazionali e ai requisiti regionali.

1.0 Estetica

Che cosa significa "Estetica"? E qual è il rapporto tra Estetica e Design?

1.1 Definizione

Estetica, la filosofia delle arti (dal greco αισδεσισ, la percezione, sensazione) disciplina filosofica che si occupa della bellezza, della sua percezione e delle arti.

1.2 Storia

Il termine è stata introdotto nel 1750, quando il filosofo tedesco Alexander Gottlieb Baumgarten ha scritto "Aesthetica". Seguendo le regole accademiche del tempo, lo fece in latino, con molti termini greci. Al primo paragrafo, definisce: "Aeasthetica (artium liberalium Theoria, gnoseologia inferiore, ars pulchre cogitandi, ars analogi rationis,) sensitivae cognitionis est scientia".

L'estetica è la scienza della percezione sensoriale (αισδεσισ [aisthesis], gr. Percezione).



Baumgarten
non è stato il primo né l'unico che ha cercato di istituire una scienza della percezione sensoriale. Platone e Aristotele l'avevano fatto molto tempo prima, in relazione con la ricerca filosofica sulla semiotica.

Leonardo da Vinci, nel XV secolo, ha scritto: "Tutta la nostra conoscenza è costruita sulla percezione".

Influenzato da John Locke, il filosofo inglese David Hume, nel 1748, nel suo libro "lo standard del gusto", ha usato il termine inglese 'perception'. Hume dichiarava: "Ogni mente percepisce una bellezza diversa". Credeva che sarebbe stato possibile sviluppare argomentazioni razionali all'interno della percezione e cercava di dimostrare la tesi secondo la quale si può discutere il gusto in modo filosofico.

"Gusto" in senso filosofico è definito come "la capacità di giudicare la bellezza".

Un giudizio del gusto è, come ogni giudizio, una valutazione di qualità, quantità, relazione e modalità. Ma il giudizio estetico si differenzia da quello di riconoscimento.

Giudizio estetico non è né privato, né comune. È soggettivo senso comune, non pretende che tutti siano d'accordo, permette infatti altre opinioni.

Immanuel Kant (1724-1804), filosofo tedesco, ha trattato l'estetica nel suo "Kritik der reinen Vernunft" 1781, che si chiede cosa sia l'intenzione del giudizio estetico.

Kant anzitutto distingue il bello dal piacevole e dall'utile, rilevando come il sentimento di questi ultimi sia condizionato dalla rispondenza dell'oggetto a un nostro interesse.

Non solo definisce l'arte analoga alla natura, ma dice che l'arte deve riprodurre le caratteristiche della natura in relazione agli uomini, stimolare la loro mente a mettere in pratica idee morali. L'Arte perfetta è quindi perfetta imitazione della natura e ottiene il suo effetto quando l'estetica dell'arte è percepita come estetica della natura.

Con questo punto di vista sulle arti Kant ha definito la teoria che ha caratterizzato quel periodo: "ars imitatur naturam", [l'arte deve imitare la natura].

Platone (428-348 aC) invece, 2.000 anni prima di Kant, aveva criticato il tentativo di imitare la natura. Nelle sue teorie e idee su una comunità perfetta aveva parlato degli artisti come persone senza creatività, perché proponevano un'estetica finta che imitava la natura. Come una copia che segue sempre l'originale non è mai una nuova creazione.

Aristotele ha cercato di definire il rapporto tra l'artista, l'opera d'arte e il fruitore o consumatore dell'arte. Ha compreso la percezione sensoriale, come l'interazione tra ordine, equilibrio e limitazione e per farlo ha usato i termini Poiesis, Mimesis e Katharsis.

Poiesis descrive il contributo soggettivo dell'artista nella produzione artistica.

Mimesi significa l'espressione dell'opera in sé, staccata dall'artista.

Katharsis ha a che fare con l'effetto: come l'opera d'arte è percepita dal pubblico.

Questo visualizza anche la struttura principale della semiotica.

Kant è giunto alla conclusione che una estetica filosofica, non è possibile, che per l'arte non si possono stabilire regole comuni (regole di giudizio e di produzione). Contraddicendo Hume, conclude: "non si può discutere sul gusto" e quindi rifiuta l'idea di estetica:
"I tedeschi sono gli unici che usano la parola estetica per descrivere, ciò che altri chiamano critica del gusto". Si fonda sulla falsa speranza, presa dalle analisi di Baumgarten, di valutare criticamente la bellezza secondo criteri razionali, sollevandoli fino a diventare una scienza. Ma questo tentativo è vano. "Perché le regole immaginate e i criteri sono (...) solamente empirici e non possono servire come leggi a priori, che il nostro giudizio sul gusto deve seguire." (Kant, Kritik der reinen Vernunft, § 1.70.B36)



1.3 Estetica e il ruolo dell'artista

Kant come Baumgarten e Hume, era convinto che solo "una comunità di esperti" sarebbe in grado di esprimere giudizi oggettivi di estetica.

Baumgarten ha definito una persona che poteva giudicare e creare arte "aestheticus felix", [felix = fortunato, felice]. Secondo lui, un artista ha bisogno di un certo numero di talenti. Per essere in grado di comprendere la bellezza (pulchre cogitare), un "aestheticus felix" ha bisogno di uno spirito fine ed elegante, un "Ingenium" che sia in grado di immaginare qualcosa, arricchire e memorizzare questa impressione sensuale (§ 30). Un artista ha bisogno del talento di guardare al futuro, come gli antichi scrutatori della fortuna (vati). Necessita "carattere estetico", combinato con mente etica, possibilmente dotati di valori esterni (denaro, potere, lavoro, gioia, salute, ecc), in un certo senso, un artista doveva essere ricco, educato, viziato.

L'idea di estetica è esclusiva di un'elite di pensatori. La competenza di giudizio estetico in Hume e Baumgarten è collegata alle persone che si distinguono dalla massa per ricchezza, conoscenza e gusto educato.

Entrambi credevano che ci voglia un'educazione speciale per arrivare a uno stato superiore di percezione.
L'esperto, quindi, deve aver educato mente e sentimento.

Baumgarten e Kant usano la parola "Ingenium" per descrivere il ruolo dell'artista nel processo di creazione artistica.

"Così il talento come la potenza produttiva dell'artista sono parte della natura, si potrebbe dire che il genio è lo stato nativo della mente (Ingenium) con la quale la natura dà le regole per l'arte." (KDU 235 § 46).

Questa descrizione lusinghiera di un artista-genio è ancora molto popolare tra gli artisti. "Io sono geniale e quindi sono un artista" è un atteggiamento molto arrogante in sé, ma non permette di concludere: "Sono un artista e quindi sono genio".

Il termine artista non dovrebbe essere un titolo di eccezionale qualità e talento come dice Walter Gropius, secondo il quale arte deve essere il superlativo mestiere?


1.4 Dall'Arte che imita la natura alla teoria dell'espressione

Georg Wilhelm Friedrich Hegel, (1770-1831) filosofo tedesco, ha pubblicato 21 libri "Vorlesungen über Ästhetik" [lezioni di estetica]. Critico sull'analogia tra natura e le arti ha discusso il rapporto tra contenuto e forma.

Lo spirito umano deve avere la priorità sulla natura: "Noi [i fruitori dell'arte] siamo deliziati da una manifestazione che deve apparire prodotta dalla natura, mentre è una produzione dello spirito umano; senza i mezzi della natura, questi oggetti ci deliziano non perché sono così naturali, ma perché sono fatti così naturalmente".

Hegel propose la fantasia come capacità comune alla produzione artistica. "La bellezza, la manifestazione d'arte, deve essere definita come l'aspetto sensuale di un idea."
Ha cominciato a introdurre la teoria dell'espressione contro la teoria della "ars imitatur naturam". Il conflitto tra le due teorie si vede nelle reazioni critiche agli ultimi lavori di William Turner.

Hegel, nel suo pensiero, era visionario, infatti aveva predetto la fine delle arti. Nella sua ultima lezione di estetica, nel 1825, sottolineò che l'arte avrebbe superato se stessa come l'unica potenza di orientamento culturale.
Ritiene che, non appena gli umani vivranno nello Stato moderno, l'arte perderà il suo significato universale, ma non il significato in quanto tale. Acquisterà una nuova funzione di critica per lo sviluppo di alternative sociali.

Le visioni di Hegel hanno ispirato la tesi di Adorno, l'arte deve essere critica della società, e anche Marcuse nella sua riflessioni sull'arte, nel senso della funzione utopica dei critici.

Le arti applicate e l'architettura, nella maggior parte delle riflessioni, erano escluse dall'estetica in quanto arti non autonome. Questo vorrebbe dire che il design non essendo arte autonoma, non fa parte del dibattito estetico.
Eppure, nelle pubblicazioni Elementargesetze der Bildenden Kunst (Leggi elementari delle Belle Arti, Hans Cornelius 1908), l'arte pubblicitaria è stata trattata a causa del'"intensità sensuale dei suoi principi di progettazione".

Theodor Lipps (1851-1914) ha definito la psicologia come la scienza di base della logica, etica ed estetica ". Nel suo "Ästhetik" (1903 e 1905, due libri, 1. Fondamenti di Estetica, 2. La riflessione estetica e le belle arti), mette la 'comprensione' al centro delle sue riflessioni.
"Compito dell'estetica non è quello di definire che cosa o come deve essere giudicato come estetico, ma per capire il giudizio estetico".

Lipps ha sviluppato un modello di ricerca, indipendente dai contenuti, argomenti o soggetti. Ha ridotto l'immagine a forme di base elementari, cercando di analizzare empiricamente i sentimenti elementari, come le reazioni a queste forme. Credeva di aver trovato l'ipotesi dell'esistenza di un 'unità di moltitudine'. Ma questa era una vecchia idea, già proposta da Charles Batteux (1713-1780) nella sua pubblicazione 'Les Beaux Arts réduits à un même principe' (Paris 1746).

Lipps ha sviluppato una teoria di simboli da applicare nella comunicazione, utilizzati in seguito in semiotica. Questa è prima volta che qualcuno abbia cercato di trovare una grammatica del linguaggio visivo.



1.5 Significato di Estetica


Nel corso del XX secolo la parola estetica è entrata a far parte del linguaggio comune insieme ad una trasformazione semantica. E' cambiata da soggetto ad oggetto, il significato si è fatto sempre più impreciso, descrivendo l'insieme degli oggetti disegnati o creati, neutralizzando la parola bellezza.

Il filosofo tedesco Wolfgang Welsch pone la domanda, se l'uso politematico della parola non ne fa una "parola-passepartout" che si può applicare a tutto, perché non significa niente. (Wolfgang Welsch, Grenzgänge der Ästhetik 1996).

L'Estetica oggi ha tre campi principali di significati:
Artistico  (culturale)
Aisthetic  (percettiva)
Callistic  (bella)

Tutti e tre i gruppi hanno sottogruppi di significati:
Estetica = Sensualità
Estetica = Percezione
Estetica = Elite
Estetica = Proporzione, Forma
Estetica = Soggettiivtà
Estetica = Armonia
Estetica = Cosmetica
Estetica = Poietico (Creativo)
Estetica = Conformità
Estetica = Sensibilità
Estetica = Virtualità

Domanda: Ha senso utilizzare ancora la parola greca? La conseguenza della trasformazione semantica della parola ha fatto sì che sia fraintesa, male interpretata e abusata. Pertanto l'arte moderna e il design non dovrebbero evitare la pretenziosa e fuorviante parola 'estetica' e sostituirla con 'percezione sensoriale', che risale al Baumgarten e non ha nessun altro significato?

1.6 Estetica ed Etica

Fin dai tempi di Platone, verità ed estetica sono state viste in stretta relazione: "Se è buono e onesto, è estetico".

G.W.F. Hegel ha ripreso questa ipotesi dichiarando: "Per quanto l'idea sia uguale alla verità, la bellezza deve essere considerata uguale alla verità".

Questa combinazione di estetica ed etica è un punto di vista pericoloso.

Dobbiamo essere consapevoli che le filosofie idealistiche corrono forti rischi di essere immediatamente capitalizzate nel mondo materialistico moderno

Seguendo Jan Mukarovsky, (1891 - 1975), l'estetica ha tre aspetti:

Funzione estetica,
Valore estetico
Norma estetica.

La funzione estetica descrive l'obiettivo di raggiungere gradevolezza estetica. Il vettore di questa funzione può essere qualsiasi oggetto. Mukarovsky ha provato che questa funzione spesso non segue obiettivi estetici.

Il valore estetico descrive la capacità di un oggetto di servire a raggiungere lo scopo. E' nell'interesse di chi fruisce di questo valore di trovare un parametro di misurazione esatta.

La norma estetica rappresenta le aspettative del ricevente. La conoscenza della norma estetica può plasmare la funzione estetica per aumentarne il valore estetico.

Kant aveva dichiarato: "Un oggetto, che piace ai sensi, è percepito come delizioso e provoca interesse nell'esistenza dell'oggetto".

Questo aspetto ha portato il marketing moderno a far sì che un consumatore compri senza pensare. Anche alcuni dittatori hanno usato questo strumento per far credere alla gente le loro idee.
Un esempio è il 3° Reich in Germania tra il 1933 e il 1945, quando l'estetica è stata usata come strumento per il lavaggio del cervello delle persone. La discussione è ancora in corso: Leni Riefenstahl era solo un artista innocente? Io penso lo fosse. Aveva un ingenuo sogno estetico ed era un'artista eccezionale. Concependo l'estetica come simbolo di purezza, bontà ed onestà non vedeva le finalità e gli obiettivi nascosti dietro di essa.

Artisti e designer necessitano, quindi, delle  conoscenze fondamentali dei temi etici per evitare un uso improprio e indesiderato della loro creatività. Ma solo alcune delle regole sono note. il Prof. Paolo Mijksenaar di Delft, insegnamente e ricercatore di design ed ingegneria di recente ha detto:
"E' compito degli scienziati e progettisti scoprire le leggi di progettazione ancora nascoste, ma ugualmente operative, e di sviluppare strumenti di progettazione che possano dare forma alle loro idee".

La  tradizionale filosofia estetica non propone risposte adeguate. C'è un errore di approccio che evita le soluzioni positive: invece di parlare dei fenomeni della percezione umana, il discorso è concentrato su arte e bellezza. Mentre  filosofi e artisti danno per scontato che l'estetica sia uguale all'etica non sono riusciti a vedere la loro responsabilità nel fare sì che l'arte sia a disposizione delle persone prive di etica.

Domanda: Come possiamo evitare l'abuso non etico dell'estetica?

1.7 L'estetica nel senso filosofico tradizionale ha ancora il diritto di esistere nell'arte?

Il filosofo americano Nelson Goodman (1906 - 1998) ha cercato di trovare una risposta a questa domanda nel suo libro "Linguaggio dell'Arte - Un approccio alla teoria dei simboli" (1968).

Egli rifiuta l'idea edonistica che l'estetica debba piacere, cercando di elaborare ciò che simboleggia l'arte, come questo avviene e come i simboli creino nuove visioni.

Goodman vede l'arte come un sistema simile a quello della scienza. Egli non mette in discussione ciò che è l'arte, ma da che punto si può iniziare a parlare di arte. Questo pensiero va di pari passo con Walter Gropius, che parla di arte = al superlativo dell'artigianato. Entrambi sono contro l'esoterico (auto) isolamento delle arti e delle tradizionali sfere gerarchiche di valori.
Usando il linguaggio della semiotica ha separato tra loro i tre campi: arte, bellezza e percezione.

E' evidente l'influenza di John Dewey (1859 - 1952), che ha pubblicato le sue idee sull'estetica "Arte come esperienza" nel 1934, criticando l'atteggiamento europeo di imprigionare l'arte in una riserva creando il divario tra 'arte alta', capita soltanto da un'élite esoterica, e la pratica estetica quotidiana delle persone 'normali'.

Il filosofo americano Arthur Coleman Danto, dieci anni fa, è arrivato alla conclusione che l'idea alla base della filosofia estetica è stata quella di imprigionare l'arte, minando l'autonomia dell'artista.

Domanda: Il rispetto delle regole estetiche non è in contraddizione con la libertà e l'autonomia dell'arte?