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Enso
"il Cerchio dell'Illuminazione"

arte del Buddhismo Zen


Nella pittura Buddhista Zen, Enso simboleggia un momento in cui la mente è libera di lasciare che l'insieme corpo-spirito sia creativo.
La pennellata d'inchiostro che disegna il cerchio viene tracciata su seta o carta di riso in un unico gesto, senza alcuna possibilità di cambiamento o correzione: mostra quindi l'espressivo movimento dello spirito, in quel preciso momento.

Nel Buddhismo Zen, quindi, si pensa che il carattere dell'artista e la sua indole siano pienamente rivelati dal modo in cui disegna un
Enso. Solo una persona che è mentalmente e spiritualmente completa può disegnare un vero Ensō. Alcuni artisti praticano il disegno quotidiano di Enso, non solo come esercizio ma pure come diario spirituale.




Ensō (円相) in giapponese significa cerchio.
E' il soggetto più comune della calligrafia giapponese, simboleggia l'illuminazione, la forza, l'universo.
Alcuni lo disegnano con un'apertura nel cerchio, mentre altri lo chiudono. L'apertura potrebbe simboleggiare che questo cerchio non è separato dal resto delle cose, ma fa parte di qualcosa di più grande.
L'Ensō è simbolo sacro nel Buddhismo Zen ed è spesso usato dai maestri come firma nelle loro opere.
L'arte Zen resta una tradizione viva ancora oggi, pur avendo forti e profonde radici nel passato.

L'Enso è metafora dello Zen assoluto, la vera natura dell'esistenza e dell'illuminazione, si tratta di un simbolo che unisce il visibile e il nascosto, il semplice e il profondo, il vuoto e il pieno. Come espressione di infinito ha collegamenti con il lemniscata occidentale (immagine a sinistra) che simboleggia, appunto, questo concetto

Come già accennato può essere dipinto in modo che vi sia una leggera apertura in qualche parte del cerchio, mostrando che non si contiene in sè, ma che si apre all'infinito.

Quindi non solo un semplice cerchio disegnato con un'unica, ampia, pennellata, ma il simbolo dell'infinito, vuoto, la 'non-cosa', il perfetto stato meditativo Satori (l'esperienza del risveglio, inteso in senso spirituale, nel quale non ci sarebbe più alcuna differenza tra colui che si "rende conto" e l'oggetto dell'osservazione).



Il maestro Hakuin



Enso, cerchio Zen, di Hakuin Ekaku Zenji (1686-1769)


Nel 1707, un giovane monaco di nome Hakuin si commosse alla vista della grezza calligrafia di un vecchio maestro Zen. Si rese conto che al confronto le sue pennallate, anche se sembravano più nette e lucide, non riflettevano la stessa realizzazione interiore di quelle del vecchio monaco. Comprese, quindi, che:

"La virtù splende, l'abilità non è importante".

Per questo raddoppiò i suoi sforzi nella pratica Zen per altri quarant'anni. La sua arte così nacque da anni di disciplina e meditazione, dalla lunga ricerca del risveglio e dell'illuminazione.


Un giorno un samurai andò dal maestro spirituale Hakuin e chiese:
"Esiste un inferno? Esiste un paradiso? Se esistono da dove si entra?".
Era un semplice guerriero. I guerrieri sono privi di astuzia nelle mente.
I guerrieri conoscono solo due cose: la vita e la morte.
Il samurai non era venuto per imparare una dottrina, voleva sapere dov'erano le porte, per evitare l'inferno ed entrare in paradiso.
Hakuin chiese: "Chi sei tu?". Il guerriero rispose: "Sono un samurai".
In Giappone essere un samurai è motivo di grande orgoglio.
Significa essere un guerriero perfetto. Uno che non esiterebbe un attimo a dare la vita."Sono un grande guerriero, anche l'imperatore mi rispetta".
Hakuin rise e disse:"Tu, un samurai? Sembri un mendicante!"
L'uomo si sentì ferito nell'orgoglio. Sfoderò la spada, con l'intenzione di
uccidere Hakuin.
Il maestro rise: "Questa è la porta dell'inferno - disse - con questa spada, con questa collera, con questo ego, si apre quella porta".
Questo un guerriero lo può comprendere, così il samurai rinfoderò la spada...
e Hakuin disse: "Qui si apre la porta del paradiso".
L'inferno e il paradiso sono dentro di te. Entrambe le porte sono in te.
Quando ti comporti in modo inconsapevole, si apre la porta dell'inferno;
quando sei attento e consapevole, si apre la porta del paradiso.
La mente è sia paradiso che l'inferno, perchè la mente ha la capacità di
diventare sia l'uno che l'altro. Ma la gente continua a pensare che tutto esista in un luogo imprecisato all'esterno.



Enso, cerchio Zen , di Hakuin Ekaku Zenji (1686-1769)




Kanjuro Shibata XX,
Enso ca. 2000

L'Enso non ha regole formali: può essere perfettamente simmetrico o completamente sbilanciato, tracciato con pennellata sottilie e delicata o spessa e massiccia.
La maggior parte dei dipinti hanno una scritta di accompagnamento, che propone allo spettatore un
"suggerimento" per quanto riguarda il senso ultimo di un cerchio Zen.

I tipi principali di
Enso sono:
(1)
Enso specchio: un semplice cerchio, libero di una iscrizione di accompagnamento, lasciando tutto alla comprensione dello spettatore.

(2) Enso Universo: un cerchio che rappresenta il cosmo (anche la fisica moderna, postula una curva spazio).
(3)
Enso Luna: la luna piena, chiara e luminosa, in silenzio, illumina tutti gli esseri, senza discriminazioni, simboleggia l'illuminazione buddhista.
(4)
Zero Enso: oltre ad essere curvo, il tempo e lo spazio sono "vuoti", ma danno vita alla pienezza dell'esistenza.
(5)
Enso Ruota: tutto è soggetto a modifiche, tutta la vita gira in tondo.
(6)
Enso torta dolce: i cerchi Zen sono profondi, ma non sono astratti, e quando l'illuminazione e gli atti della vita quotidiana come "sorseggiare tè mangiando dolci di riso" sono la stessa cosa, questo è il vero Buddhismo.
(7)
Enso "Che cosa è questo?": è la scritta usata più frequentemente, è metafora di: "Non lasciare che gli altri ti riempiano la testa con le teorie sullo Zen; scopri il significato da te!"



Alcuni lo chiamano"Il cerchio dell'Illuminazione". Altri lo definiscono il "Cerchio Infinito". Se si si traducono letteralmente i due ideogrammi Kanji che compongono la parola "Enso", si potrebbe leggere "Cerchio reciproco" o "Cerchio di vicinanza". Enso può semplicemente significare cose diverse per persone diverse, pertanto, si dovrebbe lasciare il significato che si percepisce.

Enso scritto con i caratteri giapponesi Kanji:


A sinistra un disegno di Theodoros Pelecanos, nel trattato alchemico Synosius (1478), paragonato ad un Enso.


Incisione di Lucas Jennis, nel trattato alchemico "De Lapide Philisophico" (1625).

La divinità Azteca Quetzalcoatl ritratta come un Uroboro.

Uroboro

L'Enso ha molte similitudini con l'Uroboro un antico simbolo che raffigura un serpente o un drago che inghiotte la propria coda formando un cerchio.
Rappresenta (similmente alla Fenice) auto-riflessività o ciclicità, in particolare nel senso di qualcosa in continua auorigenerazione, l'eterno ritorno, e cicli che iniziano di nuovo non appena finiscono.

Può anche rappresentare l'idea di primordiale unità relativa a qualcosa di già esistente fin dall'inizio con la forza o la qualità che non può essere spenta. L'Uroboro è importante nel simbolismo religioso e mitologico, ma è stato anche frequentemente utilizzato nelle illustrazioni alchemiche, dove simboleggia la natura circolare dell'opera dell'alchimista. E' inoltre spesso associato con lo gnosticismo e l'ermetismo.
Carl Jung ha interpretato l'Uroboro come un archetipo

importante per la psiche umana. Lo psicologo junghiano Erich Neumann lo descrive come una rappresentazione del pre-ego , quando l'Io è ancora contenuto nell'inconscio ed è quindi totalmente indifferenziato.

E' interessante notare che questa simbologia era presente anche in altre culture: a sinistra vediamo un esempio atzeco, mentre nel testo Hieroglyphica di Orapollo riferendosi all'equivalente geroglifico egiziano si trova questa descrizione:

"Quando vogliono scrivere il Mondo, pingono un Serpente che divora la sua coda, figurato di varie squamme, per le quali figurano le Stelle del Mondo".

Pare che l'Uroboro si ispiri alla forma della Via Lattea, dal momento che in alcuni antichi testi era considerata un enorme serpente di luce che risiedeva nel cielo e circondava tutta la Terra.



Nell'immagine a sinistra è raffigurato un atomo.

Gli atomi che compongono il nostro corpo sono per lo più vuoti. Lo spazio vuoto pervade il mondo materiale e ogni particella sub-atomica è l'eccitazione, o la vibrazione, di un vuoto-vuoto.

Il fisico
Stephen Hawkings dice: "Nel caso di tutto l'universo, si può dimostrare che l'energia negativa gravitazionale annulla esattamente l'energia positiva. Quindi l'energia totale dell'universo è zero".

L'universo della fisica quantistica moderna è un Enso gigante ?


A prescindere da come lo si interpreta, l'Enso è soprattutto un'espressione della mente di chi lo dipinge. E' come un occhio che ci permette di guardare nell'animo dell'esecutore.

In questo Enso in mostra nel museo di Minneapolis si legge:

"Con un cuore permeato di innocenza,
il drago virtuoso cammina da solo".


Questo Enso è di Torei Enji (1721-1792), maestro nell'arte Zen. Torei lo iniziò premendo forte il pennello in basso a sinistra e proseguendo rapidamente diminuendo man mano la pressione del pennello.

Il testo dice: "in cielo e sulla terra, io solo sono
degno di onore " riferito alla nascita del Buddha.

Yoko Woodson, curatore di arte giapponese presso l'Asian Art Museum, pensa che il piccolo disegno in basso a sinistra rappresenti una conchiglia.




Nantembo (1839-1925) è stato uno dei più grandi maestri Zen del 20° secolo.
Nato in una famiglia di samurai, è rimasto fedele alla sua tradizione di famiglia con l'essere un audace, dinamico uomo di carattere forte e dalla determinazione impressionante.

All'interno gli Enso sono spesso vuoti. Per questo motivo, il messaggio all'interno di questo esempio, di Nantembo (1839-1925), sembra risaltare ancora di più.

Il testo dice:


"Siamo nati all'interno del cerchio rotante della vita.
Anche il cuore umano dovrebbero essere sempre tenuto

rotondo e completo".



Kanshu Sojun, meglio conosciuto come Deiryu (1895-1954) aveva una larga cerchia, monastica e laica, di discepoli. E' stato molto amato, la sua pennellata è morbida, ricca di pienezza e rende il suo lavoro molto accessibile e coinvolgente.

Qui Deiryu ha scritto 'vecchio pino, libera nuvola', in grassetto, all'interno di un cerchio di inchiostro grigio punteggiato da alcuni sprazzi di 'bianco volante'.
L'inchiostro grigio dà un senso di radianza, rafforzata dalle schegge di inchiostro più scuro lungo il bordo esterno sinistro dell'unica pennellata che descrive il cerchio.




"La forma è vuoto e il vuoto è forma". Si può vedere in questi Enso, che forma e vuoto sono interdipendenti.

La maggior parte degli Enso hanno anche una scritta calligrafica, che fornisce indicazioni e precisazioni sul significato.
Questo, di Yamada Reirin (morto nel 1970),recita:

"Un cerchio diventa come l'Universo!"


Ranzan Shoryu (1718-1797), fin da giovanissimo aveva un forte desiderio di diventare monaco, e per questo ha studiato con alcuni dei maestri più influenti del suo tempo. Ranzan era noto per il suo insegnamento e la compassione. Fu di grande aiuto alla gente durante la carestia Temmei. Il suo Enso riporta:

"L'Universo indugia;
Chino il capo".

Non tutti i lavori interessanti sono prodotti da artisti noti.
In questo esempio, di un monaco sconosciuto, l'autore come spesso avveniva, scrive anche il nome e la sua età.
Un sistema utile agli studiosi e all'artista stesso, per verificare i progressi e i cambiamenti nel corso degli anni.

Toya (probabilmente nel 1860) scrive:

"Qui ci sono tutte e dieci le sagge direzioni"
Dipinto dal 76enne Toya,



Una tecnica di meditazione è: sedere, guardare i propri pensieri e poi, quando il rilassamento del corpo e la mente tranquillizata li hanno allontanati, guardare il vuoto.

"Innalza la mente, non lasciarla fermare
in nessun posto"

Questo è il testo di questo Enso di Kankei Jomin (1876-1934)


Questi dipinti sono una sorta di meditazione in movimento: a differenza degli artisti convenzionali che cercano varietà e originalità, si disegnano gli stessi soggetti più e più volte, usando le medesime pennellate. I dipinti mostrano non solo la qualità spirituale dell'artista, come pure l'unicità del tempo in ogni momento. Così ognuno è diverso, anche se fatto dalla stessa persona.


L'Enso ha anche la forma della luna, e molti, come questo di Mannei (1790-1860), utilizzano proprio questa immagine:

"Chi può dire che il mio cuore è come la Luna d'autunno?"


L'esempio di Isan Shinko (1740-1815), contiene al centro il carattere che significa cuore.

Il testo recita:

"Tieniti saldamente centrato qui dentro
e niente sarà più in grado di distruggerti".



Un Enso di Nonin Chowaney, maestro Zen americano:

"No Birth; No Death"


L'Enso è un soggetto molto utilizzato nell'arte moderna

Un proverbio cinese dice che "lo Spirito si muove in cerchio", e il cerchio è simbolo del Cielo. Questa è la comprensione che deve guidare interiormente la mano del pittore, senza nessuna enfasi sulla perizia costruttiva geometrica, privilegiando solo la capacità di disporsi meditativamente in una "attitudine circolare", divenendo una sola cosa con il flusso universale del Tao.

Anche nello Zen non viene data alcuna importanza alla perfezione formale di un Enso, essendo essenziali la risonanza spirituale e l'energia, che il pittore è in grado di evocare nella propria opera, dipinta con un movimento unico, in un'immedesimazione istantanea e totale nel qui-e-ora.

Poichè rappresenta la mente indifferenziata (mushin) dello Zen, la metodologia dell'esecuzione è quasi irrilevante. Infatti nell'illuminazione della coscienza si trascende ogni illusione qualitativa. L'Enso è l'emblema del più profondo mistero esistenziale, il nostro "volto originale", di ciò che eravamo prima della nascita di nostro padre e di nostra madre. Per questo, nello Zen l'enso gode della più alta considerazione, sia come fonte d'ispirazione e meditazione che come veicolo di trasmissione spirituale.