I colori tradizionali del Giappone sono quelli utilizzati usualmente nell'arte, nei prodotti tessili, come i kimono, e nelle produzioni e nei mestieri artigianali.

I colori tradizionali fanno la loro comparsa ufficiale nel 603 quando il Principe Shotoku stabilì il sistema dei "Dodici livelli" (冠位十二階 Kan'i Jūnikai). In questo sistema, il grado e la gerarchia sociale, erano visualizzati e determinati da colori specifici. Il colore noto come kinjiki, ad esempio era strettamente riservato per gli abiti dei più alti funzionari del governo. Il colore noto come yurushiiro invece era aperto all'uso da parte della gente comune.
La maggior parte dei nomi di colori derivano da quelli di piante, fiori, animali cui assomigliano ed ebbero origine in Cina, dove il sistema dei colori è sempre stato più elaborato e sofisticato.

Alcuni colori e le relative tecniche di tintura sono stati realizzati nel periodo Asuka, mentre altri si sono sviluppati più tardi nel periodo Meiji.

Fortuna e Disgrazia

Anche nel Giappone contemporaneo la combinazione di rosso e bianco è di buon augurio. Per esempio, si usa il drappo rosso e bianco alle cerimonie e per i festeggiamenti. Per l'occasione si mangiano spesso dei "manju" (i dolcini farciti di marmellata di azuki cotto al vapore) rossi e bianchi. Al contrario, si pensa che l'abbinamento bianco e nero porti sfortuna. Infatti sono i colori usati nei funerali.

Eco le 9 serie dei tradizionali colori giapponesi, quelli più usati nell'arte e nelle manifatture, con il nome originale, la traduzione e i codici RG e Hex: